“Che cos’è il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so. Ma se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più.”
Con queste parole, Sant’Agostino apre uno dei passaggi più celebri e affascinanti delle sue Confessioni (Libro XI). Il tempo, per lui, non è solo qualcosa che si misura con un orologio o si rappresenta con un calendario, ma un mistero esistenziale che tocca la nostra interiorità, la coscienza, la memoria e l’aspettativa.
In un’epoca in cui viviamo continuamente proiettati nel passato o nel futuro, riscoprire il pensiero agostiniano può offrirci una bussola interiore per ritrovare il senso del presente.
Chi era Sant’Agostino?
Aurelio Agostino (354–430 d.C.), noto come Sant’Agostino, è uno dei più grandi pensatori della filosofia e della teologia occidentale.
Vescovo di Ippona, teologo, autore prolifico, Agostino è celebre per aver unito il pensiero greco (in particolare platonico) con la visione cristiana, gettando le basi della filosofia medievale.
La sua opera più celebre, Confessioni, è al tempo stesso autobiografia spirituale e riflessione filosofica. Ed è proprio nel Libro XI che Agostino si confronta con uno dei temi più complessi: il tempo.
Il tempo come esperienza interiore
Agostino rifiuta l’idea del tempo come qualcosa che esiste “fuori” da noi in modo oggettivo.
Secondo lui, il tempo esiste solo nella coscienza. È l’anima che, nel vivere, misura e percepisce il fluire del tempo.
“Non sono i corpi a misurare il tempo, ma la mia mente.”
Il tempo non è qualcosa che possiamo toccare, vedere o delimitare, ma qualcosa che sentiamo e distendiamo dentro di noi.
Tre dimensioni interiori: memoria, attenzione, attesa
Agostino distingue tre “tempi” del cuore umano:
- Il presente del passato – la memoria
È ciò che ci permette di ricordare eventi passati. Non viviamo più quegli eventi, ma li ricreiamo nella nostra mente. - Il presente del presente – l’attenzione
È l’unico momento reale in cui siamo immersi. È fragile, fugace, eppure è l’unico tempo che davvero ci appartiene. - Il presente del futuro – l’attesa
È la nostra capacità di proiettarci in avanti, di immaginare e desiderare ciò che ancora non è accaduto.
Questa triade non rappresenta una successione cronologica, ma una condizione psicologica permanente. Viviamo sempre attraverso questi tre atti dell’anima.
Il presente: fragile ma essenziale
Per Agostino, il presente non è solo una frazione di secondo tra passato e futuro.
È il tempo dell’esistenza consapevole.
Il passato non c’è più, il futuro non esiste ancora. Solo il presente ci permette di essere davvero.
Ma il presente è anche il più difficile da vivere:
- È sempre in movimento
- Sfugge alla presa razionale
- Può essere offuscato dal rimorso o dall’ansia
Eppure, è proprio lì che si manifesta la nostra possibilità di agire, amare, decidere, trasformarci.
Una lezione per il mondo contemporaneo
Viviamo in un’epoca in cui il tempo è continuamente frazionato, monetizzato, accelerato.
Siamo immersi in un flusso di notifiche, scadenze, rimpianti e aspettative.
Sant’Agostino ci offre un’alternativa:
🔹 non rincorrere il tempo,
🔹 non illuderti di controllarlo,
🔹 ma dimorare in esso.
Vivere il presente non significa chiudersi al cambiamento, ma radicarsi nella realtà, per poter scegliere con lucidità, amare con presenza, pensare con profondità.
Conclusione: il tempo come cammino spirituale
Per Agostino, il tempo non è solo una categoria filosofica, ma una via di trasformazione interiore.
Vivere il presente con consapevolezza è il primo passo per avvicinarsi all’eterno, che per lui coincide con Dio, ma che possiamo anche intendere come la nostra parte più autentica, profonda, vitale.
In un mondo che ci chiede costantemente di correre, Sant’Agostino ci invita a fermarci, non per restare immobili, ma per vivere in modo più vero.
Invito alla riflessione (e all’approfondimento!)
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